A tutto ci si abitua tranne, forse, alla consapevolezza di una seconda prova su due materie. Nel caso del classico, gli studenti dovranno fronteggiare testi in latino e in greco e non potranno confidare nella consuetudine che vedeva le due materie alternarsi un anno dopo l’altro, in modo prevedibile e rassicurante.
Deposte le mannaie, ragioniamo a mente fredda e andiamo a vedere le simulazioni fatte il 26 febbraio e il 2 aprile: cosa cambia?
Innanzitutto, aumenta la quantità di tempo a disposizione. La prova di latino e greco prevede un tempo di sei ore, al pari del tema di italiano.
La nuova prova si divide in tre parti: la prima parte prevede la traduzione di un testo in latino o in greco, ma con una agevolazione significativa per lo studente. Si hanno infatti a disposizione la parte di testo immediatamente precedente a quella da tradurre e/o quella immediatamente successiva. Inoltre, la prova offre alcune informazioni sul contesto e sull’opera da cui è tratto il passo.
Questo provvedimento è decisamente un’innovazione significativa: si può essere d’accordo o meno, ma la scelta dimostra che ci si è resi conto che, nelle condizioni di lavoro attuali, non sempre la traduzione decontestualizzata è la prova che valorizza maggiormente il percorso degli studenti.
La seconda parte della prova, nell’altra lingua d’indirizzo, richiama le competenze derivate dal tradizionale studio dei “classici”: lo studente deve leggere un testo con traduzione allegata e il cui tema è affine al testo della prima parte.
Nella terza parte, ci sono domande di contestualizzazione e grammatica per dimostrare la comprensione effettiva dei due testi e la capacità di saperli confrontare. Le domande sono tre: si può rispondere singolarmente (10-12 righe per domanda) o in forma di testo unitario (30-36 righe in totale). Attenzione all’ultima domanda: è richiesto di approfondire il tema in modo personale, ma ciò non significa che si debba banalizzarlo o descriverlo in modo ripetitivo. Un’idea efficace può essere quella di connetterlo con le proprie conoscenze personali e, perché no, con argomenti di altre discipline. Come nel caso dello scritto di italiano, la seconda prova scritta può far guadagnare al candidato un massimo di 20 punti.
In molti hanno criticato la scelta di questa tipologia di prova, che era però nell’aria da anni; senza dubbio il cambiamento fa prendere atto che abbiamo cambiato completamente modo di tradurre e di studiare le lingue classiche. Se si volesse tornare a far tradurre passi dall’Etica Nicomachea ai maturandi, forse dovremmo ricreare le condizioni di studio adatte allo sviluppo di questa competenza, cosa che, oggi, sembra ormai impossibile.
Per prepararsi al meglio, può essere utile impostare un ripasso di letteratura per generi letterari, oltre che cronologico; altro “trucco” utile è annotare, tramite mind map o semplice elenco, tutti gli elementi in comune tra gli autori greci e latini, mano a mano che si procede nel ripasso. Tradurre tanto e con scrupolo si deve, ma è bene farlo in modo adatto alla nuova prova. Prima di tradurre, dunque, si possono dedicare dieci minuti a scoprire informazioni sull’opera, sull’autore e sul passo in questione. Lo studio dei classici è un ulteriore rinforzo delle competenze di traduzione e aiuta a collegare il testo, tradotto con la maggiore autonomia possibile, con le questioni di lingua e letteratura. Occhio anche ad un ripasso di grammatica che serva per tradurre, ma anche per rispondere alle domande finali: non basta conoscere e aver capito un concetto, bisogna anche saperlo spiegare bene.
Ultimo consiglio: prima si inizia a studiare, meglio è! Rifornitevi di cioccolata, evidenziatori e quaderni e cominciate a gettare le basi del ripasso.
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Laudes, in occasione della nuova maturità 2019, ha deciso di pubblicare a cadenza regolare una guida per l’esame, in cui verranno analizzate le prove svolte finora nelle simulazioni: seguiteci su Facebook e sul blog per ricevere aggiornamenti sui post di approfondimento che pubblicheremo in questi giorni.
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