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Greta Thunberg parla

Questi ragazzini sfaccendati e senza valori

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un lungo e tortuoso dibattito sul “disagio giovanile”. Gli adolescenti, questi esseri alieni e incomprensibili per noi adulti, genitori e insegnanti, ci hanno fatto preoccupare con la loro noia e il loro nichilismo. I media hanno dato molto risalto a fenomeni gravi come il cyberbullismo, la baby prostituzione, la violenza di branco sui più deboli… E quello che ne emerge è un quadro desolante, di una gioventù perduta e priva di ogni valore morale, senza rispetto per sé e per il prossimo.

E se non tutti i ragazzi arrivano a prostituirsi per comprare un vestito costoso o a prendersi pasticche in discoteca, comunque la maggior parte di loro, dicono, trascorre la giornata sui social, non legge più, ha disturbi dell’attenzione sempre più marcati, ma soprattutto non è più curiosa e, schiava dell’immagine su Istagram, vive in uno stato di apatia costante, scandito dall’inquietante presenza di compiti in classe e pagelle.

Ma è veramente così?

In questi ultimi giorni abbiamo assistito a una mobilitazione globale di adolescenti che sono scesi in piazza per manifestare a favore della Terra, ma soprattutto per proteggere il loro futuro, minacciato dal cambiamento climatico dovuto all’inquinamento di CO2, un cambiamento che (ci tengo a ribadirlo, perché i negazionisti sono ancora tanti) è sostenuto scientificamente dalla maggioranza degli scienziati.

A capo di questo movimento abbiamo visto una sedicenne col viso pulito e le trecce alla Pippi Calzelunghe, Greta Thunberg, che senza peli sulla lingua ha parlato davanti ai potenti per ribadire la necessità impellente di un cambiamento di rotta. Il 15 marzo folle di ragazzini hanno popolato le piazze del mondo per salvaguardare il loro avvenire. E noi adulti che li dovremmo proteggere e aiutare a crescere? Li abbiamo apprezzati finalmente? Li abbiamo sostenuti nella loro, anzi nella nostra battaglia?

La risposta purtroppo è no. Sui social si è scatenata la folla degli “haters” (tutti adulti, ovviamente, alcuni anche molto stagionati) ed ecco che Greta diventa ora una pericolosa rettiliana, ora una marionetta nelle mani di non si sa chi per non si sa quale complotto ai danni di non si sa chi, ora una bambola di un film horror, ora una “figura idolatrica” da aborrire. C’è anche chi ha pubblicamente affermato che se non fosse affetta dalla sindrome di Asperger la metterebbe volentieri sotto con la macchina. A fare queste gravi affermazioni su una ragazzina di sedici anni sono stati anche giornalisti, cantanti, scrittori; gente che ha abusato della libertà di parola e che meriterebbe la damnatio memoriae (a voler esser gentili).

In una realtà come questa, in cui gli adulti possono denigrare e sbeffeggiare pubblicamente (e impunemente) dei minori invece di proteggerli a spada tratta, io mi domando se non sia piuttosto il caso di parlare di un “disagio del mondo adulto”. Il vuoto morale e il nichilismo sono i nostri. Siamo noi gli schiavi dell’immagine su Istagram, siamo noi quelli che vogliono manifestare opinioni (spesso infondate) su qualunque argomento senza sapere nulla su Twitter, siamo noi quelli che scagliano insulti inauditi sul prossimo, nascosti dietro lo schermo del telefono o di un pc. E quella bambina con le trecce suscita tanta antipatia perché ha la forza di combattere per il suo futuro, mentre gli adulti, impigriti e disillusi, preferiscono continuare a vivere con uno stile di vita che palesemente sta portando l’ecosistema terrestre alla rovina, piuttosto che fare lo sforzo di cambiare rotta. Tanto che importa? Fra vent’anni saranno morti!

Gli adolescenti hanno bisogno di modelli e di guide (ma ora gli adulti non hanno più la voglia e la capacità di esserlo) e la loro curiosità va stimolata a scuola e in casa. Vanno amati, protetti, ascoltati, da tutti i membri della società civile (o almeno di una società civile che si rispetti). E se alzano la voce per rivendicare il loro sacrosanto diritto di respirare aria pulita e vivere in un mondo con gli orsi polari e i ghiacciai, gli adulti devono vergognarsi per non averci pensato loro, a difendere il mondo per i propri figli e i propri nipoti. Anzi, gli adulti devono vergognarsi delle condizioni in cui stanno lasciando il mondo a questi ragazzi.

Alla manifestazione del 13 marzo a Roma l’unico adulto che ha parlato è stato il geologo Mario Tozzi che ha giustificato la sua partecipazione dicendo: “Come scienziato mi sento chiamato in causa, ma sono venuto anche perché sentivo il bisogno di chiedere scusa a questi ragazzi. Questa manifestazione l’avremmo dovuta fare noi adulti che forse siamo più consapevoli”.

Ma noi adulti siamo davvero più consapevoli dei giovani che sono andati a manifestare? Io credo proprio di no.

Computer collegato al sito di Laudes con una libreria sullo sfondo

Tanto per cominciare

Vorrei inaugurare questo blog con qualche riflessione su come siamo arrivati a ideare il progetto di Laudes.

Dopo la laurea magistrale, non avendo potuto prendere l’abilitazione all’insegnamento per motivi economici (ebbene sì, qui in Italia devi avere i soldi anche per fare l’insegnante di liceo, grazie al Tfa), ho visto i miei sogni di adolescente andare in frantumi. Mentre cercavo invano un lavoro in regola, ho continuato a mantenermi dando lezioni private ai miei allievi, croce e delizia dei miei pomeriggi. Finché, un giorno, mi è arrivata una proposta di lavoro come segretaria. Avrei dovuto lasciare tutti i miei ragazzi a metà anno, ma in compenso avrei avuto un lavoro con contratto, tredicesima e ferie…

Per due giorni ci ho pensato. Poi ho capito che non dovevo rinunciare al mio sogno di fare l’insegnante;  già stavo facendo ciò che amo fare, ma andava messo in regola. Il mondo delle ripetizioni, però, è una giungla: tutti le danno in modo indiscriminato, anche chi non è in grado di farlo.

È nata così l’idea di creare un’associazione culturale no profit che fornisse ai soci un servizio serio e professionale, con docenti non solo competenti, ma anche bravi a interagire con i ragazzi. Molto spesso, gli studenti sono visti da quelli che gli danno ripetizioni come dei veri e propri vitalizi: noi invece vogliamo insegnargli un metodo di studio perché un giorno (il prima possibile) possano fare a meno di noi. Laudes nasce così.

Qualcuno mi ha chiesto di spiegare perché abbiamo scelto l’albero. Perché è il simbolo della conoscenza per eccellenza, sin dalla Genesi biblica. Cartesio, riprendendo l’immagine, diceva che «Tutta la filosofia è come un albero, le cui radici fanno la metafisica, il tronco la fisica e i rami che escono da questo tronco sono tutte le altre scienze, che si riducono a tre principali, ossia la medicina, la meccanica e la morale, voglio dire la più alta e più perfetta morale, che, presupponendo un’intera conoscenza delle altre scienze, è l’ultimo grado della saggezza». Il filosofo e matematico dimentica le humanae litterae, ovvero le discipline letterarie, e le arti; ovviamente, da brava grecista, credo che nell’albero della conoscenza debbano avere un posto di privilegio. Ma lo perdono.